[RACCONTO] The Fairy Rose, storia di Ouji XD

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Ouji
view post Posted on 16/8/2008, 11:22




Ho scritto la storia della rosa fatata una mini serie di non so quanti capitoli che probabilmente stamperò in un libro (assieme alla storia di Fairy). Ho scoperto che mi piace scrivere (quando ho tempo da perdere) e che le storie vengono meglio se scrivo un racconto. Non si tratta di una sceneggiatura professionale, ma penso che mi basti. (scrivere i testi o tutte le parole che i personaggi dicono non mi piace)

Se avete tempo da perdere per leggerlo eccolo qua!
[accettasi consigli ovviamente...]

La Rosa Fatata.
La strana mattina di James

James era un bambino come tutti gli altri, aveva uno spiccato senso di bontà verso i suoi amici e non si tirava mai indietro quando si trattava di aiutare gli altri. Nessuno avrebbe mai potuto scommettere che di lì a poco sarebbe stato il protagonista di eventi che nessuno poteva immaginare. Il giorno prima dell’accaduto che sia un’ avvenimento lieto o infausto resta a voi giudicare, il piccolo James festeggiava i suoi dieci anni di compleanno, la sua famiglia dei Brown aveva organizzato una festa in grande stile invitando amici di famiglia e politici importanti tanto che il piccolo si era trovato un po’ scontento della serata. I suoi gusti di non ancora ragazzino non andavano certo incontro a quelli del padre Robert Brown impegnato politicamente con una carriera appena agli inizi. Sua madre Angela Newriver aveva invitato colleghe e amiche. Quasi tutti gli invitati ovviamente avevano portato con loro amichetti per James, ma erano troppo lontani di carattere ed educazione per poter stringere amicizia con il festeggiato.
Bambine della sua età che sedevano sulla sedia come fossero su di un trono, intenzionate a recitare la parte della dama di corte, atteggiamento insegnatole da tutori privati ben retribuiti. Piccoli ometti con giacca e pantalone classici attenti all’uso della parola. Entrambi, sia maschietti che femminucce, sapevano sedere a tavola e mangiare come perfetti signori, tranne lui, James, che per qualche strano motivo non voleva saperne di atteggiarsi e recitare inconsciamente al gioco degli adulti come loro.
Al termine della festa tornarono a casa tutti quanti, James portò con se i regalini avuti, troppi per poterli contare e ricordare. Era rimasto piacevolmente sorpreso del regalo fattogli dal figlio del presidente di una nota società locale, un piccolo aereo da modellismo costruito a mano e decorato con tantissima fantasia. Tanto che gli era piaciuto lo portò in auto al ritorno dal locale e ci giocò per tutto il tempo del viaggio.
Arrivati a casa andarono tutti a letto, la mattina seguente James doveva andare a scuola e non poteva fare tardi, avrebbe visto la ragazzina che le piaceva tanto, seduta al banco dietro di lui, che era stata a casa dei nonni per una settimana e non era potuta venire alla sua festa.
Quella notte il piccolo James si svegliò nel cuore della notte, un’insolita e tremenda sete lo aveva costretto a correre in cucina a bere. Notò che subito dopo aver chiuso il frigo delle luci intorno a lui apparivano e sparivano velocemente, per alcuni attimi il ragazzino si voltò a destra e a manca intento a trovare quella cosa che non riusciva a vedere e che provocava il bagliore. Tornò a letto credendo scioccamente che quello che aveva visto fosse stata una allucinazione, uno di quei miraggi che si vedono nei cartoni animati quando uno si trova nel deserto, insomma, qualcosa che non esisteva a cui non si doveva dar peso.
La mattina seguente James scattò fuori come un lampo da casa, non vedeva l’ora di andare dalla sua adorata Nicole. La sua voce si poteva sentire anche dalla casa dei vicini “Ciao! Io vado a Scuola!”. Sentiva che quella sarebbe stata una bella giornata, dopo tutta la noia della sera precedente credeva che non poteva andare peggio. Sulla strada una piccola luce bianca gli era parsa davanti, era davvero bella ai suoi occhi perché poteva vedere bene delle piccole ali che spuntavano quasi semi trasparenti e che si muovevano, colorate, elegantemente. Tutti noi aspettiamo qualcosa di speciale nella nostra vita, e James quella mattina stava per ricevere un grande dono. Qualcosa di meraviglioso, qualcosa che nessuno ha e che quindi era l’unico ad avere sulla Terra.
James seguì dentro un piccolo cortile abbandonato quella cosa che luccicava di tanti colori, si fermò a guardare sbalordito una rosa che spuntava da un cespuglio e che sopra aveva tantissime luci con delle ali, simili a quella che l’aveva fermato per strada. Lo avevano chiamato loro, piccoli esseri luccicanti e quasi insondabili, quel ragazzino che aveva sicuramente qualcosa che loro serviva per liberare questo mondo, un ragazzino alla scoperta del mondo e che poteva capire le persone che gli stavano di fronte, giudicandole. Infondo proprio per questo avevano scelto lui. Così piccolo ma con una grande anima.

Dove moriva Rebecca.

M. Rebecca Richardson era una giovane donna che gestì un piccolo pronto intervento veterinario dall’Aprile 2002 al Maggio 2003 nel quartiere di New York noto come Mariner Sound. Quando il suo corpo fu ritrovato praticamente ed effettivamente in mille pezzi dietro il palazzo dove il negozio veterinario si trovava, era il 24 Maggio 2003, e ancora oggi nessuno capisce quale folle mente abbia potuto ridurla in quello stato. Un bambino era stato visto parlare con la donna alla chiusura del negozio, alla polizia era stato detto che il bambino aveva portato un cagnolino trovato per strada che non sembrava in ottime condizioni.
La mattina seguente il bambino venne interrogato, era James Brown e vicino al suo quartiere, a pochi isolati, si trovava il luogo dove Rebecca moriva la sera prima. Il piccolo James disse che la donna non aveva voluto saperne di dare una visita al cagnolino, chiuse la saracinesca del negozio e andò via, stressata apparentemente dalla lunga giornata di lavoro che aveva alle spalle.
La polizia lasciò andare via il piccolo James con sua madre. Mai avrebbero potuto immaginare che un omicidio tanto efferato li avrebbe coinvolti così da vicino, la madre di James era tanto preoccupata, aveva intenzione di portare James da un medico per controllare che la storia dell’omicidio della sera prima non lo avesse turbato.
Una settimana più tardi una medium della zona decise di indagare sull’accaduto dopo che lo spirito di una giovane donna le aveva infestato casa e non intendeva lasciarla in pace, ovviamente sempre secondo quanto lei aveva riferito alla polizia locale. La medium si chiamava Reneè, ed era intenta a scoprire tutto sulla faccenda poiché erano passati sette giorni dalla comparsa dello spirito nella sua casa e proprio quella notte Rebecca moriva nel vicolo di strade che si vedevano proprio di fronte la sua camera da letto.
Da sempre Reneè aveva avuto rapporti con spiriti e sapeva bene che questi possono cercare vendetta e fare del male a persone che non li aiutano ad avere ciò che cercano. Entrò furtivamente negli uffici della polizia per frugare nei loro archivi, vide la foto di M. Rebecca Richardson con tanto di scheda e dati, aveva un fidanzato di Canada, probabilmente contattato dalla polizia pochi giorni dopo la morte di Rebecca. Ma il fidanzato che si trovava in Canada sicuramente non poteva avere niente a che vedere con la causa della sua morte e nemmeno con il motivo della manifestazione dello spirito in casa di Reneè.
Dagli archivi non risultò niente di utile così la medium aveva deciso di far visita al negozio dove lavorava, disse di essere una cara amica di Rebecca e di voler far luce su alcuni fatti della sua sinistra morte, per questo si fece dare alcuni nomi dei clienti che il giorno della morte di Rebecca avevano fatto visita al negozio. Tra donne anziane con cani di razza e bambine accompagnate da genitori, un cliente risultò interessante agli occhi della medium e prese subito il suo numero di telefono.
Chiamò di fretta e furia, secondo quanto ha riportato agli ufficiali di polizia, Reneè aveva sentito subito che quel nome sull’agenda dei clienti doveva sapere qualcosa di utile per le indagini perché era stato lo spirito della donna che aveva in casa a comparirle e a indicarle il nome sull’agenda, più che altro sentì che avrebbe aiutato lei a sbarazzarsi dello spirito che infestava casa sua da una settimana. Dato appuntamento al ragazzo la cara Reneè scoprì con enorme imbarazzo di aver telefonato a un suo coetaneo e che adesso si trovava al suo primo appuntamento con un bellissimo esemplare di giovane umano di sesso maschile.
Tra l’imbarazzo e l’emozione che investivano Reneè non era certo facile impedire agli occhi di posarsi sul bellissimo viso del giovane. Jeremi Louis Seawind era un ventitreenne nato a New York e che sicuramente aveva dei genitori miliardari. Abiti firmati, puzza sotto al naso, il modo in cui parlava e quel taglio di capelli non potevano lasciare dubbi. Reneè cercò di resistere a tanta avvenenza e dopo aver preso posto in un pub quella sera chiese subito informazioni riguardo alla sua visita al negozio.
Louis riferì di aver portato la sua tartaruga dal veterinario dove lavorava Rebecca per una brutta ma piccola ferita al volto, disse di aver parlato poco con Rebecca e che quella sera lui era tra gli ultimi clienti. Gli inquirenti lo avevano già interrogato per questo era un po’ sorpreso che Reneè lo avesse telefonato, in ogni caso non seppe dire nulla e diede anche un ottimo alibi per le ore successive, le ore in cui Rebecca moriva tagliata in tanti pezzi dal suo carnefice di fronte casa di Reneè.
Reneè dunque chiese a Louis se sapeva chi era stato a vedere per ultima Rebecca quella notte, il ragazzo aggiustandosi i capelli e scocciato delle mille domande disse che aveva sentito di un bambino, James Brown, che poco prima che Rebecca chiudesse il negozio aveva portato un cagnolino trovatello per delle cure d’urgenza.
I due si salutarono, con sommo dispiacere della dolce Reneè. Più tardi la ragazza non volle fare ritorno a casa, non avrebbe dormito con il solito fastidio dello spirito. Così camminò per le vie del centro, alla ricerca di una idea che l’avrebbe aiutata a portare avanti le indagini del caso dello spettro che aveva in casa. Si fermò a guardare la vetrina di un negozio di abbigliamento da uomo, abiti firmati di un noto stilista, era stata fermata da un’ombra nera che le era sembrata passargli accanto. Notò subito che una delle magliette presentava lo stesso disegno della maglietta che Louis aveva all’appuntamento. La marca dell’indumento era la stessa, non vi erano dubbi, il segnale che stava cercando per capire il messaggio dello spirito era sicuramente custodito in quella immagine.
La stessa notte Reneè andò sul luogo del delitto, intimorita dalla sensazione che lo spettro che infestava da una settimana casa sua fosse presente con una torcia di emergenza iniziò a frugare qua e là. Tutto a un tratto i suoi occhi si posarono su di una cassa, spostandola vide nella terra una macchia scura, sembrava del sangue caduto da una settimana al suolo ed era facile ipotizzare di chi fosse.
La terra era stata scavata, e sopra erano state messe delle casse e delle piccole travi di legno che prontamente Reneè aveva spostato, scavò con le mani nude nel terreno per trovare poi un pezzetto di carta, era uno di quelli che usava Rebecca al negozio per segnare dei promemoria speciali da portare a casa, sul biglietto c’era scritto un promemoria riguardante una telefonata da effettuare al fidanzato in Canada, con relative tabelle di fusi orari accennate. Sul lato opposto del biglietto vi era una frase inquietante e poco prima che Reneè riuscisse a leggerla vide, toccando il biglietto scritto da Rebecca, il viso dello spirito che era quello di Rebecca che le volle mostrare la scena del suo assassinio.
Rebecca si rifiutò di riaprire il negozio, aveva appena abbassato la saracinesca, un bambino si era impuntato sulla porta per soccorrere un cane trovatello, la donna innervosita dall’insistenza del bambino andò a casa, dopo aver ricevuto la telefonata della sua coinquilina per avvertirla che stava rientrando Rebecca fu uccisa e il suo corpo ridotto in tanti piccoli brandelli di carne da delle lucine misteriose. Dopo questa scena lo spirito, secondo quanto dichiarato dalla medium, le raccontò di aver visto all’angolo della traversa il bambino che non aveva più il cane tra le braccia e che sorrideva distintamente.
Reneè lesse le parole che erano state scritte, probabilmente, con il sangue di Rebecca sul retro del suo promemoria. Secondo quanto dichiarato dalla medium il testo sul biglietto era: “Il genere umano deve sparire.”

 
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